- Nell'ultimo versetto si dice che la salvezza è per ciascuno: si sarà riuniti uno ad uno, come dice la parabola della pecorella smarrita. La situazione d'iniquità se la assume Gesù che soffre anche per l'abbandono del Padre: "perché mi hai abbandonato?". 14-3-01 Is 59, 1-15; 2 Co 12, 1-6; Lc 22, 31-34 (Francesco). Il brano di oggi mette in evidenza la nostra incapacità di avere un buon rapporto con Dio. Aiuta in questo il vangelo, perché anche Gesù si trova in difficoltà in questo senso e dice: "Beati voi che ora piangete". L'ammonizione circa la sterilità della terra e le casa senza figli, sembra una conseguenza dell'avidità. Poi dice che si innalza per avere pietà: questo è il suo modo di essere giusto. Dobbiamo agire, eppure c'è Lui. C'è continuità nel dono di Dio; la sua grazia si estende di generazione in generazione. Questo si avverte molto nella seconda parte del testo, quando si parla del cessare dei motivi della gioia; si sente una grande partecipazione al dolore, uno struggimento d'amore, ma non condanna. E' interessante che questo cammino abbia un momento di vergogna, un'esperienza del peccato che delude. Il padrino è il primo segno dell'estensione d'appartenenza. Lei rispose: "Perché così piace a Dio". - vs 9: pur non negando la situazione tragica dei versetti precedenti, ci dà la consapevolezza della misericordia e della grazia. GB07568 Il tema di questo Commentario al libro del profeta Isaia è la presenza, in ogni momento della storia umana, del Signore. Non ci può essere un'appartenenza al passato, la conversione non può essere un atteggiamento etico, è non sentirsi mai arrivati. E' un dolore aperto alla speranza, un dolore che darà frutto. Chi osa dire che il Concilio è stata una sventura, sbaglia di grosso; la durezza del giogo era arrivata a limiti insopportabili. Qui non ci sono più regimi, ma solo l'annuncio, che è la Pasqua, è il perdono, è la Resurrezione. 2) Tutta la geografia dei nomi dei versetti di Isaia e le esortazioni ricordano la vastità e la potenza di penetrazione di papa Giovanni. Per fortuna ogni mattina possiamo incontrarci con la misericordia divina e con un Sacerdote pietoso che comprende le nostre miserie. La misericordia di Dio è eterna, come il suo amore . Allora, qual'è il problema? - vs 18: impressiona l'inizio del brano di oggi perché chiede cose impossibili: "Sordi ascoltate, ciechi, volgete lo sguardo per vedere". C'è un clima di morte che entra nel cuore dell'uomo, ma a tutto questo si oppone l'opera di Dio (vs 18) che cancella l'alleanza con la morte. Noi abbiamo la Parola che ci accompagna tutti i giorni. L'atteggiamento giusto è quello del chicco di grano. - L'ultima parola del brano è lo scopo di tutto: far nascere nel cuore di questa gente la parola della salvezza, che è sempre una resa e una speranza. 18-9-00 Is 4, 2-6; 2Tm 3, 1-9; Lc 2, 1-7 (Francesco). L'Autore Alberto Mello (Comunità di Bose) è professore invitato di esegesi dell’Antico Testamento presso lo Studio Biblico Francescano di Gerusalemme. Anche al vs 4 dice che è finita l'arroganza; è sempre il verbo "sabat", il verbo del riposo che ritroviamo anche al vs 7: "riposa tranquilla tutta la terra". - La parola che cade su Israele ricorda il chicco di grano e la vita spesa dai grandi santi Francesco e Petronio. Noi diciamo: "Ecco l'Agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo": questo vuol dire che prende sopra di sè i nostri mali e tutti i nostri nomi cattivi. L'esito per i deportati sarà positivo, mentre per i rimasti, secondo Geremia, non c'è bene come invece sembra esserci oggi. Lo sposo vero è il primo, anche se poi Gerusalemme lo aveva lasciato. Bisogna capire che noi facciamo sempre un grande ingombro finché non arriva Gesù. Dio vede ed ha un'attenzione grandissima nei confronti della piccolezza dell'uomo perché, nonostante tutte le infedeltà, lo ama. Il Profeta fin dall'inizio ci presenta un mistero: la descrizione del peccato dell'uomo, ma anche la rivelazione da cui emerge la figura di un salvatore. Questo riscatto provocherà la vergogna per gli idoli che la città si era procurata. Il "Canto nuovo" in Ap 5, 9 e 11, 3 è dovuto al fatto che l'Agnello è stato immolato ed ha salvato così uomini e nazioni. - I soggetti femminili del vs 9 sono quelli che portano l'annuncio (Sion, Gerusalemme). Il perdono del peccati, deciso da Dio, apre la strada all'incontro con Gesù. Detto questo, si può anche notare che la sua preghiera non è perfetta. La gente non credente lo ha amato, ha intuito che in lui c'era la speranza. Siamo chiamati a questo: ciascuno è nostro. Il segno che giustifica la speranza è lontano, ma è introdotto subito, anticipato. Soffre volontariamente e, nel silenzio, offre se stesso. - Nella vigna c'è un rischio: decidere chi deve fare guerra ai rovi; non è una vigna tranquilla. La molteplicità delle donne (7) richiama la situazione opposta d'Israele, che aveva tanti idoli; ora sono tante donne che si rivolgono ad un solo uomo. Il vs 11, che si può attribuire a Dio, dice che Dio non è indifferente: è con noi, si commuove profondamente e partecipa alle vicende dell'uomo. Mentre Gerusalemme non sarà più devastata, ma visitata (abitata), in Babilonia si stabiliranno gli animali del deserto, i gufi, gli struzzi ed i satiri. Quando Ciro fa l'editto per il ritorno a Gerusalemme, è Dio che decide e parla. - Nell'ultimo versetto l'immagine del fuoco e della legna ricordano il fuoco della gelosia di Dio, la ricerca appassionata che il Signore fa di noi. Spesso ci sentiamo lontani dal vangelo; oggi c'è scritto che i discepoli erano oppressi dal sonno, cosa che spesso succede anche a noi, pure di fronte a tutta la gloria del Signore. -Interessante il riferimento a Lc 10, 18 quando Gesù dice che vedeva Satana cadere dal cielo come la folgore. La risposta del custode è sorprendente: "viene il mattino ed anche la notte". Nel Salmo 79, 15 dice: "Visita questa vigna, proteggi il germoglio che hai coltivato". Tutti insieme chiediamo perdono per i nostri peccati e per la nostra poca umiltà. Poi c'è un grande movimento che nasce da quella piccola luce. - vs 20: le bestie selvatiche sono le persone che non conoscono il Signore. Questo, collegato al vangelo ed all'invito a non giudicare, ci dice che per questi dolori bisogna provare compassione e pietà, cogliendo in questa rovina un invito per la nostra conversione. - Il segno per che cos'è? Questo verbo indica un'operazione che mette insieme pezzi andati in frantumi. - Alla fine del vs 15 "non forzarti all'insensibilità" non c'è; dice invece "esse si sono trattenute da me", cioè tutte le cose belle di Dio (zelo, potenza, tenerezza, misericordia), diventano domanda perché sono come trattenute, allontanate da me. - I versetti di oggi, in questo periodo finale della Quaresima, danno un avvertimento importante sull'ipotesi di essere a posto davanti al Signore. Questo è il dono più bello che il Signore ci fa con il dono del suo Verbo: il prendere dentro di sè il tutto della nostra vita. Il primato è della Parola; tutto quello che c'è e che avviene è dovuto alla Parola ed obbedisce a lei. E' una cosa importante, legata a quanto detto ieri (chi può dimorare nelle fiamme?). Rimangono tutti gli elementi dell'equivocità e della piccolezza, ma con la certezza della vittoria. - Dal passo della Regola ci è venuta stasera una sollecitazione riguardo la povertà, che sarà il tema delle Scritture di domenica prossima. Anche il vangelo è un canto dell'opera del Signore: esalta i piccoli. Dal vs 9 c'è cambio di soggetto e si dimostra che c'è consapevolezza del peccato e quindi possibilità di ravvedersi per ricominciare da capo. Così anche la nostra vita è un intreccio fra fatica e luce. Ma c'è la volontà buona di Gesù che viene a cercare ed a salvare. L'invito è di rapportarsi a Lui in modo più riposante, completamente affidati. Si deve continuare a fare i piccoli anche fuori di qui, in mezzo agli altri. Rispetto ad Abramo qui c'è un certo compimento: lui obbedisce e parte per una terra incerta, che non conosce e per una generazione che sembra impossibile ("vedeva come morto il proprio corpo e morto il seno di Sara"); Isaia invece chiede di accettare come luogo di salvezza una circostanza che sembra perduta. E' bello, nella prospettiva del Natale, questo ascolto prezioso del Signore che ci viene a salvare. Il discepolo del Signore è un uomo mite e disincantato, sereno per la certezza dell'amore del Padre per tutti e per tutto. E' bello che questi sentimenti siano oggi rivolti alla Parola. Oggi è anche memoria di Sant'Ignazio, che diceva che ci vuole umiltà per sconfiggere il principe di questo mondo. Tutto il discorso dell'orgoglio e della ricchezza fa capire che in essi manca la possibilità di generare. In esso: "La tua ira si è convertita e mi hai consolato". La fede forse è un grande vuoto, una grande assenza. - vs 7: fra chi avviene il dialogo? Anche la parola "mani" si trova più volte: al vs 6 "ci hai messo nelle mani delle nostre iniquità"; al vs 7 "tutti noi siamo opera delle tue mani", quindi una preghiera che ricorda che noi siamo in buone mani. In Dio, si può fare tutto, ma guai se qualcosa prende il sopravvento. Il brano richiama i cap 3 e 4 della Genesi dove viene descritta la condizione infelice dell'uomo, che qui dice che viene rimediata. Invece c'è perentorietà nell'atteggiamento di Dio perché Gesù è la sua misericordia. è un domanda su una persona; di chi sta parlando? Questa Casa è protetta da molti angeli: qui sono passati molti bambini, molti angeli piccoli, perché discepoli del Signore. Se il testo di sabato diceva che la profezia deve portare in sè il segno dell'obbrobrio che colpirà il colpevole, qui c'è il mistero del dolore per il colpevole, cosa che in Geremia e nell'Apocalisse non c'è. E' un modo di Dio per giudicare il contrasto, è la presenza di popoli sazi. Il servo deve entrare in un rapporto d'amore col Signore. Chediamo scusa per la nostra non fiducia in essa, per non averne riconosciuto la bontà perché ci sembrava diversa dalla nostra parola, contraria alle nostre aspirazioni. A noi è chiesto solo di avere un animo mite ed accogliente. - "Si chiuda questa testimonianza, si sigilli questa rivelazione nel cuore dei miei discepoli". Come qui parla del terzo giorno, là parla del tempio del Signore che sarà distrutto e ricostruito in tre giorni. - Affidiamo la nostra eucarestia all'intercessione di San Giovanni Crisostomo, Padre della Chiesa, molto importante perché è punto di comunione fra le Chiese d'Oriente e d'Occidente (che il Concilio definisce Chiese sorelle). Bisogna accettare che la parola del Signore sia diversa di volta in volta. Quindi, quanto dice il Profeta è quello che succede nel giorno del Signore. La sentinella richiama Pietro che vuole tenere desti i fratelli con le sue esortazioni finché rimane in questa tenda terrena. Madian è associata alla rupe dell'Oreb e questo è strano perché le battaglie dei Madianiti avvengono lontane dall'Oreb, ma forse vuole riportare alla Pasqua. In questo anche la confessione dei peccati diventa pace. Non bisogna scandalizzarsi del Signore che arriva non nella potenza, ma nella leggerezza e nella mitezza. C'è collegamento con la lettera nell'invito a chi è nell'umiliazione a rallegrarsi per questa, come pure a chi è nell'allegrezza a rallegrarsi per questa. - Il ricordo dei Santi della nostra Regola ci conforta ed allieta. Per andare al di là, per avere un incontro col Signore, bisogna passare da un crogiuolo. Lo sposalizio si celebra nella presenza dei figli che sono tornati, anche questo è un tema liturgico. Questo avviene perché il Signore dice: "nella mia ira ti ho colpito e nella mia benevolenza ho avuto pietà di te". Passati i 70 anni, col ritorno alla prosperità, Tiro tornerà alle sue tresche e prostituzioni. - 57,1: in greco è "guardate, perisce il giusto". E' il Signore che opera tutto. - Sembra di capire che Sion debba accettare di avere figli allevati da altri (vedi anche il brano di ieri). - Ci sono dei paralleli illustri come ad esempio l'indurimento del cuore del Faraone. In Lc 15 parla della gioia che c'è in cielo quando Dio ritrova i peccatori. 1. Bisogna invece fare attenzione alla memoria di un altro: di Gesù.

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